Non è solo un "compito": se la sperimentazione manterrà le sue promesse, l'Istituto Agrario Penna potrebbe diventare il luogo in cui si è isolata la tecnica per combattere quel
Non è solo un "compito": se la sperimentazione manterrà le sue promesse, l'Istituto Agrario Penna potrebbe diventare il luogo in cui si è isolata la tecnica per combattere quel flagello delle vigne che è la flavescenza dorata. Ci credono i dirigenti e i docenti dell'istituto astigiano che hanno firmato un accordo che li vede partner principali della sperimentazione; ci credono i giovani imprenditori agricoli dell'Agia-Cia (confederazione italiana agricoltori) che hanno messo risorse economiche e mezzi per far partire il progetto oltre ai tecnici che lo monitoreranno; ci credono gli studenti che giovedì scorso, sotto un sole cocente, hanno messo a dimora centinaia di barbatelle pretrattate con un nuovo prodotto.
A spiegare nel dettaglio di cosa si tratti la sperimentazione è stato il dottor Stefano Cattapan, della CCS Aosta srl, detentrice del marchio Micosat F cui ha lavorato il dottor Giusto Giovannetti. «Molto si è già provato contro la flavescenza, ma non ha dato buoni esiti ? ha detto il dottor Cattapan ? noi abbiamo pensato ad un intervento che non vada a debellare la malattia quando già ha attaccato la pianta, ma ad un sistema che la tiene lontana rinforzando le piante di viti nel momento in cui vengono messe a dimora». Dunque si parla di un trattamento che riguarda le barbatelle dei nuovi impianti (o in sostituzione di piante attaccate e malate) rese più forti e resistenti non solo alla flavescenza, ma anche alle altre malattie della vite.
Micosat F, ha spiegato ancora Cattapan, è nato da un'intuizione di Giovannetti realizzata in un vigneto astigiano, a Castelnuovo Calcea, dove solo qualche vite aveva resistito all'attacco della flavescenza che aveva invece distrutto gran parte dell'impianto. Partendo dalle piante "sopravvissute", i ricercatori ne hanno raccolto ed analizzate le foglie, rilevando la presenza di microorganismi che sono stati isolati e messi in competizione con i principali patogeni della vite. Quel particolare mix di microrganismi ha dato risultati sorprendenti, dimostrando di essere più forti delle malattie: da qui la sintesi di Micosat F che è già stato testato nella tenuta Santa Caterina di Grazzano con ottimi risultati, finora. Certo, non nasconde il dottor Cattapan, bisogna ancora attendere per verificare l'efficacia di questo trattamento, perchè la flavescenza ha un'incubazione piuttosto lunga e la sperimentazione è ancora all'inizio, ma l'entusiasmo dei ricercatori e le prime risultanze sembrano far sperare in ottimi risultati.
Semplicissimo il trattamento che però viene fatto solo per nuove viti: nel Micosat F diluito in acqua vengono immerse le barbatelle prima di essere piantate in campo. I microrganismi assorbiti durante l'immersione della piantina dovrebbero essere sufficienti a garantire una forte resistenza di tutto l'apparato radicale che, in una vite, può arrivare fino a 30 metri di sviluppo. Se tutto andrà bene, la prima vendemmia dei filari piantati giovedì scorso avverrà tra 3 anni: questa la durata della sperimentazione che verrà condotta dai ragazzi dell'Agraria sotto il monitoraggio dei tecnici di Agia e Cia. Alla giornata di messa a dimora delle barbatelle trattate e della presentazione del progetto, si sono reincontrati professori e studenti dell'Agraria, in una sorta di continuità fra scuola e professione che ha inorgoglito il dirigente, professor Renato Parisio. «Sono felice di vedere nuovamente i due campi che conducono alla nostra scuola piantati a vigneto. I filari sono stati storicamente il biglietto da visita di questo istituto, poi per una serie di ragioni sono stati estirpati ma oggi ricomincia un nuovo ciclo».
Fiero che ciò avvenga anche grazie a due ex allievi come Angelo Cortese, presidente provinciale dei giovani imprenditori agricoli della Cia che è guidata da un altro "ex", Alessandro Durando. «Questo progetto -? ha detto quest'ultimo -? sia un esempio per tutto l'Astigiano di come il gioco di squadra fra generazioni diverse e la formazione continua debbano essere alla base del ridisegno dell'agricoltura del futuro».
Daniela Peira